Il bokeh o la qualità dello sfocato

di Alessandro Marchi

In tal modo le aree fuori fuoco che vediamo nella foto confuse, indistinte finiscono per assumere un’importanza pari o superiore al soggetto ritratto nitidamente. A quel punto la foto stessa acquisirà una forza comunicativa ancora maggiore e risulterà molto più convincente, fino quasi ad assumere, nei risultati più alti, un’aura particolare, onirica, di un mondo rarefatto che ci solleva dal dato realistico della materialità che ci circonda. Questa qualità dello sfocato si chiama bokeh, termine non a caso di origine giapponese e che significa appunto ‘sfocatura’; infatti nella fotografia orientale spesso si dà pari importanza sia allo sfondo che al soggetto principale, di conseguenza se ne cura molto la qualità estetica.

Come ottenere un bokeh pregevole
Per ottenere un ottimo bokeh, nel senso sopra descritto, occorrono quindi gli strumenti adatti e le situazioni opportune. Supponiamo di voler fare un ritratto in esterni a una persona, un’istantanea, senza quindi avere uno studio apposito a disposizione. Ovviamente si dovrà curare la luce adatta. Mai nelle ore centrali, soprattutto nella stagione estiva quando la luce è verticale e traccia ombre marcate e terribili sui volti.

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